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Le Varicedde

Il nome “Misteri” è fonte di equivoci perché viene utilizzato per significare diverse cose. Spesso sono così chiamati gli strumenti o simboli della Passione (calice, gallo, chiodi, scale, sudario, velo della Veronica, flagelli, ecc.). Più semplicemente, l’espressione, secondo l’accezione medievale del termine, indica la messa in scena o rappresentazione di qualche “mistero” della religione. Per le processioni del Venerdì Santo, il termine Misteri ha un significato ancora più ristretto: indica sì, la rappresentazione di un mistero, del mistero salvifico, ma non con attori, bensì con statue o gruppi di statue. (La Drammaturgia della Settimana Santa - Claudio Bernardi - Ed. Vita e Pensiero, 1991).

 

Ebbene, mai nome fu più appropriato per parlare dei piccoli “Misteri” di San Cataldo. Un enigmatico ritrovamento avvolto ancora oggi, appunto, in un alone di mistero. Domenica 6 aprile 2014, grazie ad una mostra allestita dall’Associazione Giuseppe Amico Medico nei locali della Banca di Credito Cooperativo Giuseppe Toniolo di Piazza Crispi, i sancataldesi hanno, con non poca sorpresa, scoperto di possedere un patrimonio artistico, culturale e religioso, di cui quasi sconoscevano l’esistenza: le cosiddette Varicedde. 

Si tratta di quattordici gruppi statuari che riproducono, in piccolo, le più grandi Vare del Venerdì Santo e scene della Passione di Cristo. L’Associazione, dopo averle ricevute in dono dal socio Calogero Spezio nel 2007, che a sua volta le aveva avute in consegna dalla religiosa Bocconista Suor Eleonora Russo nel 1989, ha cercato di ricostruirne le origini, rintracciando gli unici due committenti e portatori ancora in vita, i centenari Giovanni Pirrello e Stefano Carletta, che hanno raccontato ai membri del direttivo la vera storia di questi piccoli capolavori. 

Realizzate intorno al 1930 da Giuseppe Salvatore Emma (ù Zannu), noto artista sancataldese a cui si deve la realizzazione e il restauro di molte opere presenti in città, furono commissionate, attraverso una raccolta popolare di fondi, da un gruppo di giovanissimi devoti che, oltre ai già citati Giovanni Pirello e Stefano Carletta, furono Salvatore Giammusso, Salvatore Manzella, Salvatore Goto, Gaetano Caruana, Carmelo Giannone, Michele Scifo, Francesco Pignatone, I fratelli Carlo e Salvatore Lunetta. Si tassarono, e con l’aiuto di amici e conoscenti diedero vita, forse inconsapevolmente, a piccole, autentiche opere d’arte. Sulla scia della più importante e imponente processione delle Vare, che già aveva luogo in città da alcuni anni, le portarono a mano in giro per il paese, adornandole con fiori e candele, nelle giornate di Lunedì e Martedì Santo. 

L’iniziativa non fu ben accolta dal Clero che cercò di impedire lo svolgimento della processione ricorrendo, un anno, anche ai Carabinieri i quali fermarono un paio di ragazzi trattenendoli per tutta la notte in caserma, che allora era in Via Umberto, mentre fuori gli altri compagni ne attendevano l’agognato rilascio. Lo scoppio della seconda guerra mondiale costrinse i giovani a partire per le armi, interrompendo lo svolgersi della processione. Qualcuno custodì le Varicedde così gelosamente, da farle cadere nell’oblio. Per quasi settant’anni.

Mani, testa e piedi sono in terracotta, il resto di legno, fil di ferro e cartapesta. Hanno alcune assonanze con le Vare nissene e, del resto, ‘u Zannu si era formato, giovanissimo, a Caltanissetta nella bottega artigiana dei Biangardi, autori degli splendidi Misteri nisseni. L’Associazione nel 2014 ha realizzato le nuove basi in legno e, nel 2017, le ha affidate all’artista Calogero Barba per il complessivo restauro, grazie ad una sottoscrizione tra quattordici devoti che le hanno simbolicamente “adottate” e nel 2018 sono uscite in processione completamente restaurate. 

Hanno sfilato in processione, per la prima volta dopo tantissimi anni, nel 2016  portate a mano, questa volta, dagli incappucciati membri dell’Associazione e oggi, precedendo le Vare più grandi, fanno parte integrante della processione dei Misteri del Venerdì Santo sancataldese. Sembrerebbero mancare all’appello altre due Varicedde, “L’Ultima Cena” e “La Sacra Urna con il Cristo Morto”, ma, al momento, non ci sono certezze in merito.

La ricerca non è finita. Il “mistero” continua. 

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(Testo tratto dal libro: San Cataldo. "La Città della Scinnenza e dei Sampaoloni" di Claudio Arcarese - Edizioni Paruzzo 2018)

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