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La Processione dei Misteri

Uno dei momenti più importanti della giornata del Venerdì Santo sancataldese è la Processione dei Misteri, le Vare, macchine processionali, con simulacri in carta pesta a grandezza naturale, raffiguranti scene della passione, realizzati dalla bottega artigiana dei fratelli Malecore, maestri cartapesta in Lecce, nel decennio 1924/1934. Testimoni del culto trionfalistico del cattolicesimo tipico dell’epoca, le Vare conservano ancora oggi un fascino antico e solenne che le rende davvero senza tempo. In passato erano affidate a famiglie e ceti che ne curavano direttamente l’allestimento e la processione. Adesso, sono custodite e curate dall’Associazione Culturale Giuseppe Amico Medico che alla fine degli anni settanta, le ha recuperate dallo stato di totale degrado e abbandono in cui versavano e restaurate, evitando così che questo importante patrimonio della città, sintesi ancora oggi di valori spirituali e culturali irrinunciabili, andasse definitivamente perduto.

 

I gruppi originali recuperati sono, al momento, sette e il loro restauro è stato affidato, non a caso, agli eredi della stessa bottega artigiana in Lecce che li aveva costruiti circa cent’anni fa. Tre Vare sono state “ricostruite”, più o meno fedeli alle originali, mentre altre due sono state “costruite” ex-novo. E ciò grazie al contributo di soci dell’Associazione che ne hanno finanziato la realizzazione. Un paio di quelle originali dell’epoca, “Ponzio Pilato” e “La Terza Caduta”, sono ancora in mano a privati.

 

Queste “rappresentazioni figurate della memoria”, come le definiva Ignazio Buttitta, sono, oggi a San Cataldo, oggetto di un rinato interesse e la processione è destinata ad accrescere la sua imponenza. Grazie al socio Aldo Miserandino è stato ricostruito, infatti, il gruppo “La Terza Caduta” nella versione originale in cui la concepì la Bottega Malecore di Lecce nel 1932 e grazie alla famiglia di Cataldo, Maurizio e Antonella Anzalone, è stato costruito il gruppo “Gesù incontra la Madre”.

I nuovi Gruppi, saranno presentati alla città prima della prossima Settimana Santa 2019 e sono stati realizzati sempre dalla Bottega artigiana Malecore/Papa di Lecce e vanno ad aggiungersi ai preesistenti, portando a quindici i Misteri che sfileranno in processione. In cantiere vi è anche un sedicesimo gruppo, “La Traslazione al Sepolcro” per la committenza di Enzo Diliberto, che dovrebbe essere pronto a sfilare in processione nel 2020.

 

Un tempo i gruppi erano portati a spalla dai devoti portatori e questo, oltre a dare solennità, conferiva alla processione maggiore carattere devozionale. L’introduzione dei carrelli ha modificato l’atteggiamento dei fedeli, abituati per secoli a veder portare a spalla i santi, ma non ne ha scalfito l’imponenza.

 

Nell’ambito di una più vasta operazione culturale di recupero e riproposizione di elementi della tradizione, l’Amico Medico ha, nel corso degli anni, apportato alla processione dei Misteri diversi dettagli che erano scomparsi.

Primo fra tutti, i devoti portatori di oggi, al fine di tenere viva la memoria, indossano un saio bianco con cappuccio chiuso sul viso, la cui foggia è identica a quello che in passato indossavano i confrati dell’antichissima Confraternita dei Bianchi, che si distingueva per il colore bianco del sacco e dei paramenti. Questa immagine di anonimato, di rifiuto di qualsiasi riconoscimento terreno è, ancora oggi, come ieri, simbolo di grande e sincera fede.

Come quelli delle antiche confraternite, anche i sai dell’Amico Medico si distinguono per il colore delle mantelline. In prezioso velluto rosso quelle dei portatori della Vara del Nazareno, protagonista dell’Incontro di Mezzogiorno, viola quelle dei portatori delle altre Vare e nere quelle degli incappucciati che portano in processione i segni della passione. In tutte vi è ricamata, in oro zecchino, l’immagine stilizzata della loggia gotica del palazzo del principe Galletti, emblema dell’Associazione.

I simboli della passione portati attualmente in processione sono:

- la corona di spine posta sul capo di Gesù

- i flagelli con i quali fu frustato

- i chiodi con i quali fu crocifisso

- i dadi che furono usati dai soldati romani per tirare a sorte le vesti da contendersi

- la borsa con i trenta denari per i quali Giuda tradì il suo maestro

- il martello che servì per conficcare i chiodi

- la tenaglia adoperata per toglierli

- il sudario nel quale fu avvolto prima di essere deposto nel sepolcro.

 

Dal 2009 la processione si è arricchita della presenza dei Laudatori di Marianopoli, i quali sono tornati a dare voce alla pietas popolare, intonando le antiche “ladate” della tradizione.

 

Dal 2012, a scandire il tempo della processione, è stato introdotto il suono cupo della truccula (o tròccula), l’antico strumento costituito da tre sbarrette di legno di forma rettangolare da un lato legate a un asse centrale e mobili negli altri lati che, percosse violentemente, emettono una vibrazione profonda. Anticamente sostituiva, nel periodo precedente la Pasqua, il suono delle campane, poiché la tradizione vuole che queste vengano legate e non suonino per tutta la Settimana Santa in segno di lutto.

 

Dal 2016, viene portato in processione, aprendo di fatto il solenne corteo, quello che si ritiene essere l’originale preziosissimo simulacro del “Crocifisso Lassa Lassa la Catina”, di settecentesca fattura, custodito oggi presso i Padri Mercedari.

 

E sempre dal 2016, sfilano in processione le cosiddette Varicedde, i Misteri in miniatura realizzati dall’artista sancataldese Giuseppe Salvatore Emma intorno al 1930, grazie ad un gruppo di giovani devoti, che venivano portate in processione nei giorni di Lunedì e Martedì Santo. Oggi, portati a mano dai giovani incappucciati dell’Associazione e precedendo le Vare più grandi, hanno trovato una loro precisa e definitiva collocazione nelle manifestazioni della Settimana Santa sancataldese.

 

La processione, che in origine partiva dalla via Edmondo De Amicis, adiacente la scuola elementare omonima, prende oggi il via dalla Piazza Papa Giovanni XXIII, antistante il Palazzo di Città, e si snoda lungo Corso Vittorio Emanuele,Via Garibaldi e Via Misteri fino ad arrivare in Piazza Calvario.

 

La Vara del Nazareno, la più antica, raffigurante il Cristo solitario che porta la croce, è l’unica ad essere portata ancora a spalle dai membri dell’Associazione con la tradizionale “annacata”, poiché a metà percorso, alle dodici in punto, è la protagonista del terzo incontro con Maria e Giovanni: “‘U ‘Ncuntru di Mazziurnu”.

L’Annacata (dondolata o cullata) è la caratteristica andatura che i portatori assumono per seguire i lenti ritmi delle marce funebri suonate dalle bande che accompagnano le Vare. Il cadenzato dondolìo richiede una perfetta sincronia trai portatori, ma l’effetto coreografico è profondamente suggestivo.

Mentre l’orologio della torre campanaria della Chiesa di Maria SS. del Rosario scandisce i dodici rintocchi, tre drammatici squilli di tromba richiamano l’attenzione verso l’arco di Via Saetta, sito nella parte opposta.

E da lì che i simulacri dell’Addolorata e di San Giovanni avanzano rapidamente per incontrare il Nazareno.

Le toccanti note del “Pianto di Maria” sottolineano il momento in cui la madre s’inchina al figlio che sale al Golgota per essere crocefisso.

Gli incappucciati più giovani, bambini e adolescenti, sfilano davanti ad ogni Vara con il cartiglio in legno su cui è inciso il nome del Mistero rappresentato.

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(Testo tratto dal libro: San Cataldo. "La Città della Scinnenza e dei Sampaoloni" di Claudio Arcarese - Edizioni Paruzzo 2018)

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